In Italia è certificato da tempo il fallimento dei tetti di spesa: questo emerge dal Rapporto Sanità del Crea (Consorzio universitario per la ricerca economica applicata in sanità).
Nel 2015 la spesa ospedaliera è aumentata dal 9,3% rispetto al 2014 (sotto questa voce si concentra in modo pressochè esclusivo l’accesso ai farmaci innovativi).
Ma a crescere è anche la spesa territoriale pubblica a causa delle politiche dei tagli dei prezzi e dell’ondata dei generici.
La spesa per l’acquisto privato di medicinali di fascia A è cresciuta del 3,1%. Sul fronte della spesa privata aumenta la compartecipazione del cittadino, ma soprattutto la spesa per medicinali di automedicazione distribuiti anche da parafarmacie e grande distribuzione e quella per farmaci di classe C con ricetta. Sembrerebbe che l’assistenza sanitaria pubblica, pur predominante e in crescita, non riesca a soddisfare la domanda della popolazione. La composizione della spesa è condizionata da differenti modelli di governance: al Sud per esempio la quota di spesa pubblica è più elevata mentre minore è la spesa privata di classe A e C.
Nel 2016 la spesa ospedaliera supera il tetto di ben 1,51 miliardi di euro; quella territoriale è pari a 51,7 milioni. A livello locale, tutte le Regioni sfondano il tetto complessivo (14,85%) ad eccezione di Trento, Bolzano, Valle d’Aosta e Veneto.
La legge di Bilancio 2017 ha modificato i tetti di spesa: quello per l’ospedaliera, che si chiamerà “ Tetto della spesa farmaceutica per acquisti diretti” passa dal 3,5% al 6,89% mentre quello per la territoriale, che si chiamerà “Tetto della spesa farmaceutica convenzionata” passa dall’11,35% al 7,96%.Invariato al 14,85% il tetto complessivo.